Ieri sera ho visto un film psicologicamente interessante: Le verità, di un regista giapponese, Hirokazu Kore-eda, che per l'occasione si trasferisce in Europa e precisamente a Parigi.
Qui si svolge la vicenda dell'incontro tra una madre (Catherine Deneuve) e una figlia (Juliette Binoche) e le tante verità che si celano dietro il loro rapporto, come una sorta di scatole cinesi, di detti e contraddetti che vengono scanditi anche dall'utilizzo del film nel film.
La madre infatti è un'attrice sulla Via del tramonto (rimando cinematografico ad un'altra grande storia) che ha appena pubblicato la sua autobiografia. La figlia fa la sceneggiatrice e torna nella casa materna in occasione dell'evento e alla ricerca della verità sull'amore materno. Ma la Verità con la V maiuscola non si addice a questa madre che ha fatto della finzione la sua vita e che viaggia leggera sopra (a volte calpestandoli) i sentimenti altrui; è una madre narcisa ed egoista (all'apparenza) che però risulta simpatica, per lo meno a chi, come la sottoscritta, fugge da immagini stereotipate dell'amore materno.
La madre è nella nostra cultura (cattolica principalmente) simbolo di sacrificio, madre come colei che dedica la vita ai figli, che antepone i loro ai propri interessi...
Ebbene questa madre si comporta in altro modo, l'alter ego della storia nella storia la vuole addirittura più giovane della figlia (escamotage narrativo che vede la madre soffrire di una malattia per cui l'unica cura è vivere nello spazio, ove il tempo si ferma, e tornare sulla Terra ogni 7 anni, dalla figlia che nel frattempo invecchia - la quasi stessa scala nel film e nel film dentro il film è geniale) e psicologicamente lo è, in quanto in grado di cogliere della vita il succo prezioso...
In questo senso è tutt'altro che narcisa ed egoista, ad una lettura più profonda è una donna che ha imparato a vivere, senza esagerare con le dipendenze emotive, e il corollario di sensi di colpa e ricatti emotivi che invece porta con sé l'immagine della Madre-Agnello sacrificale...
Le figlie di oggi non hanno bisogno di questo tipo di madri, ma di madri che facciano loro da guida in una realtà complessa e contraddittoria come quella attuale, che alle donne chiede di essere tutto e il contrario di tutto, che le immola e le santifica su modelli irraggiungibili e frustranti...mentre femminilità è accoglienza, prima di tutto di sé...così come si è.
E questo è il grande insegnamento di questa madre, che nella scena finale esprime tutto il suo gioioso essere!
...quando il Giappone incontra l'Europa...
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