Il pregiudizio etnico, dicono le ricerche, aumenta nei periodi di crisi economica. Questo avviene anche quando si verificano catastrofi o calamità incombenti.
E' ciò che sta accadendo, vedete.
Uno dei maggiori studiosi del fenomeno è stato Allport. Il suo saggio La natura del pregiudizio è del 1954. Il pregiudizio ha alla base un pensiero malevolo su un gruppo, pensiero malevolo ma anche non corretto, è una distorsione del pensiero. Presuppone la carenza di una competenza, competenza invece che è in possesso di un osservatore distaccato, non emotivamente coinvolto.
Quando qualcosa ci disturba attiviamo degli schemi mentali, che ci evitano la produzione di sforzi. Per non cadere nella generalizzazione e nella categorizzazione, occorre disporre di una notevole apertura mentale e della capacità di sospendere il giudizio (epoché).
Per non cadere vittime dei pregiudizi dobbiamo quindi sforzarci, aprire la mente, incuriosirci, conoscere...è insomma una fatica. Per questo è facile la diffusione del pregiudizio e meno siamo abituati a riflettere (e questi non sono tempi che facilitano tale operazione) e più siamo preda di visioni del mondo che ci deresponsabilizzano; come trovare il capro espiatorio, il nemico esterno a cui attribuire tutto il male che ci accade, permette di non mettersi in discussione e di rimanere "puliti" agli occhi della nostra falsa coscienza.
Dobbiamo guardarci in faccia, come ha scritto il sociologo Edgard Morin (Il pensiero ecologizzato, 1990), renderci conto della gravità della situazione e renderci conto che dal punto di vista delle relazioni umane siamo ancora alla preistoria. Abbiamo tutto da imparare.
Per il grande pensatore indiano Krishnamurti la sola rivoluzione si verificherebbe quando finisce il flusso dell'egoismo (1977), quando sapremo identificarci con il mondo, vedere chiaramente il suo enorme disordine, tutto quanto vi è di falso...levare il velo di Maya. "Il processo che riteniamo al di fuori di noi è, in verità, in noi perché noi siamo il mondo, We are the world come canta una bellissima e famosa canzone.
Ethnic prejudice, research says, increases in times of economic crisis. This is also the case when disasters or impending disasters occur.
That’s what’s happening, you see.
One of the major scholars of the phenomenon was Allport. His essay The Nature of Prejudice is from 1954. Prejudice has at its base a malevolent thought about a group, malevolent but also incorrect thought, it is a distortion of thought. It presupposes a lack of competence, rather than a competence in the possession of a detached observer, not emotionally involved.
When something disturbs us, we activate mental patterns that prevent us from making efforts. In order not to fall into generalization and categorization, it is necessary to have a remarkable mental openness and the ability to suspend judgment (epoché).
In order not to fall victim to prejudices we must therefore strive, open our minds, be curious, know...In short, it is a fatigue. For this reason it is easy to spread prejudice and we are less accustomed to reflect (and these are not times that facilitate this operation) and the more we are prey to visions of the world that deresponsibilize us; how to find the scapegoat, The external enemy to whom we attribute all the evil that happens to us, allows us not to question ourselves and to remain "clean" in the eyes of our false conscience.
We must look ourselves in the face, as the sociologist Edgard Morin wrote (Il pensiero ecologizzato, 1990), realize the gravity of the situation and realize that from the point of view of human relations we are still in prehistory. We have everything to learn.
For the great Indian thinker Krishnamurti the only revolution would occur when the flow of egoism ends (1977), when we will be able to identify ourselves with the world, see clearly its enormous disorder, all that is false...remove the veil of Maya. "The process we feel outside us is, indeed, in us because we are the world, We are the world as a beautiful and famous song sings.
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